In questa sezione verranno trattati temi inerenti sia alla Neurochirurgia che alla Medicina generale.
Di seguito trovate gli approfondimenti per quanto riguarda le principali patologie che trattiamo presso le Unità Operative di Neurochirurgia dell'Ospedale Meyer di Firenze e del Policlinico "Le Scotte" di Siena


IDROCEFALO

CRANIOSTENOSI

DISRAFISMI SPINALI

TUMORI CEREBRALI

TUMORI SPINALI

TRAUMI CRANICI E VERTEBRALI

PATOLOGIA VASCOLARE

CISTI ARACNOIDEE

EPILESSIA

CHIARI, SIRINGOMIELIA E SEZIONE DEL FILUM




mercoledì 17 dicembre 2008

Tutela della Salute della Donna

L'Istituto Superiore di Sanità ha promosso il Progetto Nazionale sulla Medicina di Genere con lo scopo di valutare quali sono le patologie più frequenti nella donna e come attuare un programma di prevenzione.

Vi riporto l'articolo di Mirella Taranto dell'Istituto Superiore di Sanità

"Il Progetto «La Medicina di Genere come Obiettivo Strategico per la Sanità Pubblica: l‘Appropriatezza della Cura per la Tutela della Salute della Donna» nasce grazie ai fondi della Ricerca Finalizzata del Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali pari a 2,7 milioni di euro. Integra le conoscenze biomediche sulle malattie metaboliche (diabete, aterosclerosi ecc), sulla medicina del lavoro, sulle reazioni avverse ai farmaci, che sono più frequenti e gravi nella donna, con quelle sociali ed economiche per arrivare a programmi di prevenzione e a linee guida genere-mirate.

Partecipano al progetto tre Regioni, di cui due come capofila (Sardegna, Sicilia) e una unità della Regione Toscana, l’ISPESL-Roma, un’unità dell’Agenzia Servizi Sanitari Regionali, Roma; 2 IRCCS (Istituto Dermatologico San Gallicano-I.F.O. IRCCS-Roma, IRCCS San Raffaele Pisana-Roma), un Consorzio Interuniversitario -INBB, 8 Università degli Studi (Cagliari, Firenze, Messina, Modena, Piemonte Orientale-Novara, Roma- La Sapienza, Roma Tor Vergata, Sassari).

Nello specifico, i settori di studio sono:

Malattie metaboliche e salute della donna: studi patogenetici e approcci terapeutici innovativi (ISS- responsabile S. Vella)

Ormoni sessuali come determinanti "di genere" nella risposta immune e nello sviluppo di malattie autoimmuni e metaboliche (istituto Dermatologico San Gallicano-I.F.O.- IRCCS-responsabile M. Picardo)

Interferenti endocrini negli ambienti di lavoro e salute della donna (Ispesl-responsabile A. Pera)

Malattie iatrogene e reazioni avverse ai farmaci (Regione Sicilia- responabile A. De Sarro)

Determinanti della salute della donna, medicina preventiva e qualità delle cure (Regione Sardegna- responsabile F. Franconi)

Alcuni dati

Le donne vivono più a lungo, ma si ammalano di più ed usano di più i servizi sanitari (è il cosiddetto "paradosso donna"). Ad esempio, secondo dati ISTAT del 2007, il 6% soffre di disabilità che investono le loro funzioni quotidiane (vista, udito, movimento) contro il 3% degli uomini. Di osteoporosi soffre il 9% delle donne contro appena l’1% degli uomini; di depressione il 7.4% contro il corrispettivo maschile del 3%. Sono sottopeso sono il 5.8% delle donne contro lo 0.9% degli uomini.

In tema di fruizione dei servizi sanitari, sempre l’ISTAT attesta che il 18% delle donne contro il 14% degli uomini si sottopone a visite generiche; il 16% a visite specialistiche contro il 12.4% degli uomini e che ben il 50.7% delle donne consuma farmaci contro una percentuale maschile del 39.5%.

Il diabete mellito, malattia cronica che affligge il 5-6% della popolazione, colpisce nel nostro Paese soprattutto le donne anziane (oltre i 75 anni) del Mezzogiorno ( 5,2%), seguite da quelle del Centro (4,5%) e del Nord ( 3,9%). Questa malattia elimina purtroppo la protezione conferita alle donne rispetto al rischio di patologie cardiovascolari e in effetti le diabetiche muoiono di più degli uomini diabetici di malattie cardiovascolari (2,2 volte verso 1,7 degli uomini). Negli ultimi anni, per di più, si è osservata una riduzione di mortalità nei maschi ma non nelle femmine.

Ci sono poi malattie autoimmuni che colpiscono prevalentemente il sesso femminile: in Italia, ad esempio, 250.000 donne soffrono di artrite reumatoide; l’asma bronchiale, nella fascia di età 2-5 anni, è più frequente nei maschi (2:1 rispetto alle femmine) per avere un brusco cambio di tendenza dopo 20 anni. Segno evidente che esistono differenze tra il sistema immunitario maschile e femminile."

Nelle successive tabelle sono riassunte le principali differenze che si riscontrano nei due sessi riguardo le patologie e i trattamenti.

TABELLA 1 : Alcune Morbilità
Donne Uomini
Disabilità (confinate a letto) 10,9% 5,6%

Altre disabilità (funzioni quotidiane, movimento,
vista, udito, parola) 6,1% 3,3%

Tassi di multicronicità 17,2% 10,3%

Artrosi/artrite 21,8% 14,6%

Osteoporosi 9,2% 1,1%

Cefalea 10.5% 11,8%

Ipertensione arteriosa 15,4% 11,8%

Diabete 4,7% 4,3%

Depressione e ansia 7,4% 3,1%

Alzheimer-demenze senili 0,6% 0,3%


TABELLA 2: Fattori di rischio
Donne Uomini
Soprappeso 26,6% 42,5%

Sottopeso 5,8% 0,9%

Fumo 16,3% 27,5%


TABELLA 3: FRUIZIONE DEI SERVIZI SANITARI
Donne Uomini
Visite generiche 18,2% 13,8%

Visite specialistiche 16,1% 12,4%

Visite a pagamento 59,0% 54,9%

Accertamenti diagnostici 12,8% 10,8%

Consumo di farmaci 50,7% 39,5%

Ricoveri ospedalieri Non differente Non differente

Servizi di riabilitazione 4,1% 3,1%

Vaccinazione antinfluenzale 21,5% 18,8%

Vi riporto inoltre alcuni brani di un'articolo di Maria Grazia Modena e Annachiara Nuzzo (Istituto di Cardiologia, Università di Modena e Reggio Emilia; Azienda Policlinico, Modena) in cui si evidenzia un aumento delle patologie cardiovascolari nelle donne e una sottostima del rischio stesso nel sesso femminile.

"Manca, a tutt’oggi, un’attenzione sull’impatto che le differenze di genere hanno sulla fisiopatologia e, quindi, sul trattamento delle più comuni malattie sociali, tra cui le malattie
cardiovascolari. Per tali motivi, l’aspetto preoccupante che deve, a nostro parere, indurre a meditazione non solo la classe cardiologica ma anche il Medico di Medicina Generale (MMG), è
il crescente numero di segnalazioni in letteratura riguardanti la generale sottostima della cardiopatia ischemica (CI) nella donna. Infatti, nei confronti di tale malattia l’attenzione è costantemente effettuata in uno stadio troppo avanzato, oppure il trattamento risulta meno aggressivo rispetto a quello riservato al paziente uomo. Secondo stime recenti, la CI uccide più di 500.000 donne americane nell’arco di un anno, pari al 41,3% delle morti complessive del sesso femminile, una percentuale che supera le morti di cancro (Fig. 1). In Italia (Fig. 2), le donne che ogni anno muoiono a causa di malattie cardiovascolari sono circa 120.000. Nonostante questa
evidenza, si tende ancora a considerare tale condizione specifica del sesso maschile. Per molti anni, infatti, lo studio della malattia coronarica e dei suoi fattori di rischio ha interessato prevalentemente gli uomini, data la maggiore frequenza della malattia in età media, la comparsa
in età più giovane rispetto alla donna e l’elevata letalità.
Fino alla menopausa la frequenza della malattia e i livelli dei fattori di rischio sono più bassi rispetto agli uomini; con l’avanzare dell’età le differenze si riducono e i valori risultano simili o diventano più elevati rispetto a quelli riscontrati negli uomini. La sostanziale sottostima del problema ha suggerito l’osservazione paradossale che “forse il più importante fattore di rischio di cardiopatia ischemica nelle donne è la percezione sbagliata che la cardiopatia ischemica non sia una malattia delle donne”.
"Studi anatomo-patologici dimostrano come, nell’uomo, le placche sulle pareti arteriose inizino a comparire intorno all’età di 30 anni, aumentino in maniera proporzionale al livello sierico di colesterolo, alla pressione arteriosa, all’obesità e al numero di sigarette fumate, e raggiungano
la “criticità” in un periodo che può andare dai 40 ai 70 anni (storia naturale della CI nell’uomo). Nelle donne, invece, il periodo fertile (ricco in estrogeni) posticipa la data di comparsa delle placche, indotte poi dagli stessi fattori di rischio, ma la criticità viene raggiunta all’età di
65-80 anni (15-20 anni dopo rispetto all’uomo)."
"Esistono tuttavia alcune sottili differenze che riguardano ipertensione, diabete, attività fisica, colesterolo HDL (lipoproteine ad alta densità) e trigliceridi, la percezione di malattia e le condizioni psico-sociali. Ci sono, ovviamente, sicure differenze per quanto riguarda
l’evento menopausa e il suo antidoto unico e peculiare, la terapia estrogenica sostitutiva."
"Nell’ambito di una corretta prevenzione primaria (obiettivo auspicabile da parte dei MMG), è estremamente importante raccomandare alle donne, soprattutto in post-menopausa, un controllo seriato della pressione arteriosa e, in caso di riscontro di elevati valori pressori, controlli ripetuti, modifica dello stile di vita e un intervento farmacologico mirato, anche se su questo non esistono orientamenti omogenei perché non ci sono molti studi che abbiano coinvolto le donne.
Il fumo è la causa principale prevenibile di morte per le donne: più del 50% di infarti miocardici erano associabili all’uso di tabacco nella casistica di Kawachi et al. e la grandezza dell’eccesso di rischio, da 2 a 4 volte più elevato, è simile negli uomini e nelle donne, con una chiara relazione dose-risposta, perché anche le “piccole” fumatrici (da 1 a 4 sigarette al giorno) hanno un
rischio superiore al doppio di sviluppare malattia coronarica rispetto alle donne che non fumano.
Un altro fattore importante, che in realtà si presenta come una raccolta o un cluster dei più importanti fattori di rischio, è la sindrome metabolica. Protagonista principale di questa sindrome è l’insulino-resistenza, una condizione caratterizzata dalla contemporanea presenza, nello stesso soggetto, di alcuni disordini metabolici, che nei vari studi epidemiologici risulta associata a un aumento di circa tre volte del rischio di sviluppare eventi cardiovascolari e di circa sei volte di sviluppare diabete."

TABELLA I
Interventi sullo stile di vita.

Fumo di sigaretta: tutte le donne dovrebbero evitare il fumo di sigaretta anche attraverso programmi riabilitativi o farmacologici di cessazione dal vizio tabagico (class I, level B).

Attività fisica: ogni donna dovrebbe eseguire un programma minimo di 30 minuti di attività fisica moderata (camminare svelto) al giorno (class I, level B). Per le donne che hanno bisogno di ridurre il loro peso corporeo l’attività fisica moderata dovrebbe essere di 60-90 minuti al giorno (class I, level C).

Riabilitazione: dopo un recente ricovero per sindrome coronarica o un intervento cardiochirurgico, un evento cerebrovascolare (class I, level A) o insufficienza cardiaca con frazione di eiezione (EF) < 40% (class I, level B), tutte le donne
hanno bisogno di un periodo in ambiente riabilitativo.

Dieta: tutte le donne dovrebbero seguire una dieta ricca di frutta, verdure, fibre e pesce almeno due volte a settimana. L’introito di grassi saturi deve essere < 10% (se possibile < 7%), il colesterolo < 300 mg/die, il consumo di sale < 2,3 g/die, l’alcol limitato a non più di un drink al giorno (class I, level B).

Peso corporeo: ogni donna dovrebbe mantenere un peso corporeo idoneo attraverso il corretto introito di calorie, moderata attività fisica in modo da raggiungere un indice di massa corporea (BMI) compreso tra 18,5 e 24,9 (class I, level B).

Acidi grassi omega-3: aggiunti alla dieta al dosaggio di 850-1000 mg al giorno, possono essere considerati, in donne cardiopatiche al dosaggio massimo di 2-4 g/die, per il trattamento dell’ipertrigliceridemia (class IIB, level B).

Depressione: valutare la presenza di tale patologia in tutte le donne con diagnosi di cardiopatia e iniziare un trattamento specifico (class IIA, level B).

(da Mosca et al., mod.).

L'articolo vuole porre l'accento soprattutto sul fatto che il rischio cardiovascolare esiste anche nelle donne. Forse in passato si è ritenuto che le donne fossero in qualche modo più protette da queste patologie. Delle differenze esistono però è opportuno che il discorso prevenzione sia affrontato allo stesso modo di quello per gli uomini.
Il messaggio importante è che le malattie cardiovascolari possono essere evitate sia nelle donne sia negli uomini.
Così la consapevolezza del rischio cardiovascolare e di altre patologie, come visto nell'articolo di Mirella Taranto, nella donna, come nell’uomo, potrà automaticamente essere associato a importanti azioni di prevenzione. Tutto per cercare di evitare, in futuro, il crescente trend di aumentata mortalità per cause cardiovascolari e di incidenza di altre patologie tra le donne di tutto il mondo.

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